Gli aerei storici della Fondazione Jonathan Collection sono ospitati in un hangar Bessonneau della Prima Guerra Mondiale.
Si tratta di uno dei più tipici esempi di architettura aeroportuale dei primordi dell’aviazione e probabilmente dell’unico esemplare originale al mondo ancora utilizzato per scopi aeronautici.
È riconosciuto come bene di interesse storico-culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Gli hangar Bessonneau
Il Bessonneau è un hangar modulare, trasportabile, costituito da capriate e piedritti in legno e rivestimento in tela, con varii tipi di montanti esterni di controventatura. La struttura poteva essere montata in 48 ore da una squadra di 60 persone.
Il progetto è del francese Julien Bessonneau (1842-1916) e la prima installazione documentata risale al 1912, sul campo di Etampes. L’elemento base era costituito da una capriata in quattro pezzi della lunghezza complessiva di 20 metri. L’interasse tra le capriate era di 4 metri. La configurazione standard prevedeva 10 capriate. Variando il numero di baie si potevano adattare le dimensioni a quelle degli aeroplani o del luogo di montaggio.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale il Bessonneau divenne uno degli hangar più utilizzati dai paesi dell’Intesa. La diffusione pressoché universale ne rese la sagoma un elemento tipico del paesaggio aeronautico dell’epoca, presente in innumerevoli fotografie anche in località remote o esotiche quali Corfu (1915), Dar es Salaam (Tanzania, 1917) e Canada (1920).
Tra i maggiori utilizzatori degli hangar Bessonneau vi fu la Gran Bretagna, in una molteplicità di impieghi in configurazioni a 6, 9 e persino 12 baie. I reparti britannici impiegati sul fronte italiano portarono con sé i propri Bessonneau sui campi di Fossalunga, Istrana e Villaverla/Thiene.
La sostituzione con il nuovo tipo Bellman iniziò nel 1936, ma i vecchi Bessonneau restarono in uso per tutta la seconda guerra mondiale quando ospitarono tra l’altro le Civilian Repair Units addette alla riparazione dei caccia durante la battaglia d’Inghilterra.
Anche dopo il secondo conflitto i Bessonneau rimasero sufficientemente diffusi da giustificare l’aggiornamento dei manuali sino al 1958 almeno e l’esistenza di un reparto dedicato al supporto di questi hangar, la Maintenance Unit 30 di Sealand, che effettuava tra l’altro la manutenzione semestrale di tutti i Bessoneau della RAF. La No. 30 MU chiuse nel 1988, portando alla decisione di eliminarli definitivamente.
Il Bessonneau in Italia
L’uso del Bessoneau in Italia è attestato a partire almeno dal 1916, in parallelo con il tipo Aviazione, di concezione nazionale, dal quale differiva sostanzialmente per la forma delle capriate.
Il numero dei Bessoneau utilizzati in Italia non è conosciuto, ma le fotografie mostrano un’ampia diffusione presso basi di aerei terrestri e di idrovolanti. Alcuni furono inviati anche in colonia: uno è testimoniato nel 1921 sul campo somalo di Omargergeb, vicino Mogadiscio. L’uso continuò per tutta la prima metà degli anni Venti.
Il nostro Bessonneau
La Fondazione Jonathan Collection dispone sul campo di Nervesa della Battaglia di Bessoneau Type H nella configurazione a 9 baie (10 capriate), di produzione britannica, acquistato nell’estate 2009 presso il Midland Warplane Museum (MWM).
Nel 1992 l’hangar si trovava sull’aeroporto di Wethersfield, nell’Essex, ed era utilizzato dal No. 614 Volunteer Gliding Squadron dell’Air Training Corps per il ricovero dei propri alianti. Durante lo smontaggio a Wethersfield, su alcuni pezzi emersero le date 1940 e 1954, probabilmente indicanti interventi di manutenzione o riparazione. Secondo Chris Evans del MWM, il No. 614 VGS gli riferì che l’hangar proveniva “da Cipro” (verosimilmente la base RAF di Akrotiri), dalla quale era stato trasportato per via aerea con un C-130 Hercules. Al momento non sono note le date di presenza a Cipro e l’uso precedente.
In attesa di poter rimontare l’hangar, il MWM lo accantonò sull’aviosuperficie di Charity Farm, a Baxterley, nei pressi di Coventry. Nel 2009, di fronte alla difficoltà di reperire un luogo idoneo per il rimontaggio, il MWM decise di cederlo pubblicizzandolo su Ebay.
La segnalazione giunse sino a Giancarlo Zanardo che ne decise subito l’acquisto nell’ambito del progetto Jonathan Collection. Durante l’ispezione la struttura appariva coperta da vasti rovi ma in buone condizioni generali di conservazione.
Trasportato in Italia nell’ottobre 2010 con due autoarticolati, nei mesi successivi fu restaurato e rimontato a Nervesa. La struttura è stata recuperata al 70%. Il rivestimento in tela, risalente agli anni Sessanta e oramai marcio per il lungo accantonamento all’aperto, è stato sostituito con uno moderno.